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NONNI SPECIALI

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Mio nonno ora non c’è più purtroppo ma di certo non mi sono scordata di lui. Si chiamava Giuseppe era un ometto di mezza statura, un po’ robusto, con pochi capelli e due piedini piccoli, le braccia non erano grosse ma bastavano per lanciarmi in aria e poi riprendermi o spingermi sull’altalena fino a toccare il cielo. Un episodio che non dimenticherò mai è stato quando sono salita sul trattore con lui per la prima volta. Era mattina presto, a quell’ora io stavo dormendo, quando un certo punto, mi prese in braccio e scendemmo giù in cortile. C’era il trattore acceso, ci salimmo sopra e lui mi fece sedere accanto a lui. Andammo per i campi. Ero felice anche all’idea solamente di stare con lui. Mio nonno era una persona speciale, gentile, disponibile e affettuosa: era ed è un uomo fantastico. Questo è il ricordo più bello che ho di lui, assieme a quello in cui tutte le volte che volevo mi portava al centro anziani a San Martino con Arci di Marcaria. Con lui non sono mai andata al mare ma ora che ci vado ogni estate gli scrivo una cartolina. Dato che non posso dargliele le conservo in una busta e quando sono triste le leggo e parlo con lui. Spero di potergliele consegnare un giorno per fargli vedere le meraviglie che purtroppo lui non ha mai potuto vedere. A volte si chiudeva in casa a piangere perché non era mai riuscito a fare un regalo per il mio compleanno; allora io andavo da lui a consolarlo dicendogli che il regalo più grande per me e la sua presenza, cosa che oggi non posso più permettermi.

 

Ilaria Grazioli


 

Mio nonno è un uomo alto e magro e ha i capelli grigi pettinati all’indietro. Ha gli occhi marroni, il naso lungo e stretto. Il mento è abbastanza appuntito. Ha ottantadue anni ma si distingue per la sua curiosità. Ha una passione infinita per lo spazio, gli astri e i pianeti. Infatti, quando era giovane si è costruito lui stesso una cupola sul tetto, dove ha piazzato un telescopio e una specie di mini osservatorio. È membro di un club che ha sede a Mantova, dove si trovano altri appassionati come lui. Anche io vorrei essere curioso come lui, per questo lo stimo e al tempo stesso lo invidio. La prima volta che mi ha portato a vedere le stelle attraverso il suo telescopio mi sono stupito. Mi ha trasmesso questo interesse e, ogni volta che vado a trovarlo, mi racconta delle missioni su Marte più recenti. Quando ne parla lui sorride, è entusiasta di avere me come nipote, perché lo ascolto e gli chiedo tutte le informazioni che conosce su una missione in specifico. Con me è sempre stato calmo e felice e, ogni volta che combinavo un guaio, era sempre clemente e nel peggiore dei casi mi ammoniva spiegandomi dove si doveva stare più attenti in tutto. Dopo un minuto di silenzio ritornava il sorriso. Mio nonno è sempre interessato a tutto, lui è fatto così.

 

Luca Zangrossi



 

Io non incontro spesso i miei nonni. Non ho mai avuto con loro rapporto speciale come lo avrei voluto, soprattutto con i miei nonni paterni, che sono morti circa due anni fa, nel 2019. Quando mi recavo in Romania andavo sempre a visitarli e ci raccontavamo le nostre vicende. Con i nonni materni ho un rapporto più bello, soprattutto con mia nonna Ecaterina. Ci vediamo circa uno o due volte all’anno. Siamo lontane, infatti abita in un piccolo paese in Romania. Ci scriviamo e ci telefoniamo quasi ogni giorno ma non è la stessa cosa che frequentarla nella quotidianità. Per colpa della pandemia è da ormai due anni che non la vedo e mi manca molto. È una donna molto forte e determinata perché è riuscita a superare molti problemi, come la morte dei suoi fratelli quando aveva solo quindici anni e una malattia molto pericolosa, grazie al sacrificio e alla fede. Mia nonna, quando era giovane, era abbastanza alta e robusta, ma in questi anni, mentre io sono cresciuta, sono diventata quasi più alta di lei. Ha la maggior parte dei capelli bianchi ma, per non sembrare anziana, si fa la tinta ogni mese, facendoli diventare di un biondo scuro. Ha gli occhi color nocciola, come i miei, ma quello che mi colpisce di più di lei è il suo sorriso. Ogni volta che i miei amici mi raccontano dei momenti passati insieme ai loro nonni, mi viene molta nostalgia, ma nonostante questo cerco di trovare sempre la positività e l’entusiasmo immaginando il rapporto che da piccola desidererei avere con mia nonna. Vorrei che mi accompagnasse a scuola ogni mattina in bicicletta sentendo la tipica arietta fresca mattutina e l’odore del pane appena sfornato; vorrei che uscissimo insieme di pomeriggio e raccontarci tutto quello che pensiamo; vorrei che mi consolasse quando sono triste perché la sua presenza mi tranquillizza. Il mio primo anno di vita mi è stata accanto. Visto che ero piccola, non ricordo nessun momento insieme a lei, ma mi ha raccontato che ogni pomeriggio mi accompagnava al parco e quando giocavo con lei, anche se ero triste, mi ritornava il sorriso. Mi ricordo ancora quando andavamo insieme a passeggiare tra le colline. Sono ricordi molto semplici ma per me hanno una grande importanza perché riescono a tenere viva la mia felicità e il mio rapporto con lei. Secondo me non i nonni sono una presenza molto importante. Quando mi sento sola, avrei bisogno di avere mia nonna accanto, come una seconda mamma.

 

Eliza Indries

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