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Virtuale è reale?






Negli ultimi anni si stanno verificando numerosi casi di bullismo e cyberbullismo. Esso, infatti, non è più solo fisico e diretto ma anche morale e online. La maggior parte dei ragazzi della nostra età, possiede un proprio smartphone che, talvolta, può diventare vincolo di offese gratuite, tradimenti e scherzi ironici, che potrebbero ferire la persona a cui è rivolto. Il cellulare è utile per la scuola ed è quasi fondamentale averne uno ma, a volte, si va oltre i limiti imposti e si commettono azioni scorrette nei confronti degli altri. Il bullo di solito è aggressivo e spavaldo, si sfoga prendendo di mira qualcuno. Ognuno può essere la vittima, basta solo un piccolo errore o imprecisione, per trasformarsi in una perfetta “preda”: da un brutto voto preso in classe, a una fotografia scattata per sbaglio, tutti potrebbero diventare vittime di bullismo. D’altra parte nessuno è perfetto anche se si ha un fisico impeccabile, si possiedono dei difetti lievi ma anche gravi. Essere miope, andare bene a scuola, molte volte è considerato come qualcosa di errato e che faccia del male. Per questo è fondamentale andare oltre i pregiudizi e varcare la soglia del bene. Un piccolo gesto buono, può rendere felice una persona. L’importante è che esso non sia un’offesa ma un commento costruttivo che non possa ferire il destinatario. Durante l’atto di bullismo sono presenti anche gli spettatori, figure indifferenti, che spesso sono passive oppure incitano il bullo. I miei genitori non mi hanno imposto dei limiti di utilizzo del cellulare perché penso di sapere gestire da sola il mio tempo durante il corso della giornata. Come molti ragazzi anch’io devo seguire delle regole che mi sono state comunicate a voce. Su Internet non cerco mai siti inappropriati, trovo che sia un’azione sbagliata per la mia educazione. Con i miei amici utilizzo un lessico corretto perciò non scrivo mai parolacce o bestemmie. Personalmente non ho subito atti di bullismo fisico ma nel corso della mia crescita ho sofferto a causa di alcuni insulti, prese in giro ed esclusioni. Sono sempre stata una ragazza abbastanza timida con la voglia di provare nuove esperienze. Da piccola ero molto magra e appena il mio fisico diventava leggermente più robusto alcune persone mi dicevano che era ingrassata. Non prendevo molto sul serio la cosa ma questo può alzare ancora di più la voglia di bullizzare. Per questi fenomeni le giornate erano sempre rovinate soprattutto in quinta elementare. A volte dopo catechismo dei miei compagni si raggruppavano tra di loro in cerchio e, appena provavo ad avvicinarmi, ripetevano di voler stare da soli e di andare da un’altra parte. Tornata a casa piangevo non stavo bene con me stessa. Mi è capitato di avere continuamente mal di testa e di stomaco e leggendo in rete le conseguenze del bullismo venivano citate anche queste. Lo smartphone è considerato come simbolo di autonomia personale ma spesso si scrivono cose che nella realtà non verrebbero mai ripetute di fronte a qualcuno. Mi è successo anche di leggere i messaggi rassicuranti da parte di amici ma appena esco di casa mi voltano le spalle, non conto più niente e se appena mi incontrano scappano da un’altra parte. Io mi fido della loro parola ma dovrei cominciare a smettere perché sono i fatti realmente accaduti che contano. In classe abbiamo letto e commentato il Manifesto della comunicazione non ostile: un decalogo che si propone di sensibilizzare a un uso corretto e non violento delle parole nella comunicazione online. Mi ha colpita il primo punto “Virtuale è reale: dico o scrivo solo cose che ho il coraggio di dire di persona”:  in casi rari si verificano i fatti raccontati in questa frase, online siamo tutti più buoni o più cattivi, ma sicuramente sempre più falsi nei confronti degli altri. Si finge di voler bene solo per fare una bella figura ma la persona che siamo in rete non è certamente quella reale. L’ostilità regna sovrana sui social network. Qua infatti le offese ironiche a volte non vengono prese sul serio ma hanno lo stesso un peso che può rendere triste chiunque. Ho sopportato delle minacce dette di persona, forse era uno scherzo oppure no. Minacce di morte e minacce di esclusione, sembra quasi che si preferisca il male al bene. Io confido tutto ai miei genitori e i nonni, non mi piace che le mie paure vengono diffuse o rese note. Non esito a raccontare cosa sia successo, ho bisogno di sostenitori e penso che la famiglia sia la scelta migliore. Per difendersi dalle offese online si deve denunciare chi sbaglia altrimenti non si ha via di fuga. Se dovessi aggiungere una regola al manifesto sceglierei “Non essere indifferente” perché l’aiuto di una persona è importante.

Giulia Bottoli

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