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UN SECOLO DI SCIENZA

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«Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita».

Rita Levi Montalcini

Anche quest’anno abbiamo partecipato alla edizione della “ROSADIGITALE WEEK” in occasione della giornata internazionale della donna. E’ una manifestazione come “VIAGGIO” verso l’uguaglianza di genere in tutti i settori della tecnologia. E’ stata una settimana di riflessioni nella quale abbiamo scoperto la storia di vita di una grande donna “Rita Levi Montalcini” che ha lavorato attivamente per la nostra società e che ha lasciato un segno.

Cari lettori vi presento la sua biografia. Vi stupirà come ha stupito noi.

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Rita Levi Montalcini è nata a Torino nel 1909 il 22 Aprile in una famiglia ebrea sefardita, figlia di Adamo Levi, ingegnere elettronico e matematico (morto nel 1932), e della pittrice Adele Montalcini. Era sorella di Gino, scultore/architetto noto negli anni trenta, di Anna e della gemella Paola, nota pittrice. 

Entrambi i genitori erano molto colti e instillarono nei figli il proprio apprezzamento per la ricerca intellettuale. Trascorse l'infanzia e l’adolescenza in un ambiente sereno, sebbene dominato da una certa concezione dei rapporti con i genitori e dei ruoli femminili e maschili e dalla forte personalità del padre.

Rita levi Montalcini aveva un sogno: voleva studiare medicina. La scelta fu determinata dal fatto che in quell'anno si ammalò e morì di cancro la sua amata governante Giovanna Bruatto. Quindi nel 1930 si iscrisse alla Scuola Universitaria di Medicina di Torino, scuola dell’istologo Giuseppe Levi e iniziò i suoi studi sui tessuti vegetali e animali, sul Sistema Nervoso. Ebbe come compagni universitari due futuri premi Nobel, Salvador Luria e Renato Dulbecco. Si laureò nel 1936 con 110 e Lode e successivamente si specializzò in Neurologia e Psichiatria. 

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Nel 1938 Benito Mussolini pubblicò il “Manifesto per la difesa della razza” e promulgò le leggi razziali di blocco delle carriere accademiche e professionali ai cittadini italiani non ariani. In quanto ebrea sefardita (ebrei che mantengono le tradizioni e usanze provenienti dal popolo spagnolo), Rita Levi Montalcini fu costretta ad emigrare in Belgio, con Giuseppe Levi, il suo maestro, sebbene stesse ancora terminando gli studi specialistici. 

Poco prima dell’invasione del Belgio tornò a Torino, dove, durante l’inverno del 1940, allestì un laboratorio domestico nella sua camera da letto per proseguire le sue ricerche sul ruolo dei fattori genetici e ambientali nella differenziazione dei centri nervosi. Trasformò la sua camera in un piccolo laboratorio di ricerca. Affilò gli aghi da cucito per creare strumenti chirurgici e sistemò un piccolo tavolo operatorio di fronte al letto, che usava per sezionare i polli e studiare le cellule al microscopio. Fu proprio in questo laboratorio improvvisato che scoprì l’apoptosi, cioè il meccanismo che porta alla morte delle cellule nervose nella fase iniziale dello sviluppo. 

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Il pesante bombardamento di Torino ad opera delle forze aeree angloamericane nel 1941 rese indispensabile abbandonare la città e Rita Levi Montalcini si rifugiò nelle campagne di un paese dell’Astigiano, dove ricostruì il suo mini laboratorio e riprese gli esperimenti. Poi andò in Toscana e anche in questi luoghi ricreò il suo laboratorio per portare avanti le proprie ricerche con la collaborazione di colleghi e di amici. Nel suo laboratorio in camera utilizzò strumenti casalinghi, oggetti e utensili di cucina e non strumenti scientifici.

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Rita Levi Montalcini entrò come medico nelle forze alleate. Qui si accorse però che quel lavoro non era adatto a lei, in quanto non riusciva a costruire il necessario distacco personale dal dolore dei pazienti. Successivamente riprese le ricerche sul sistema nervoso a Torino con Giuseppe Levi. 

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Nel 1947 il biologo Viktor Hamburger, al quale si era ispirata per molti suoi lavori, la invitò a St. Louis (città importante del Missouri), a prendere la cattedra di docente del corso di Neurobiologia al Dipartimento di Zoologia. Certa di rimanere negli Stati Uniti solo pochi mesi, quella che doveva essere una breve permanenza si rivelò poi una scelta trentennale.

Negli anni ’50 Rita Levi Montalcini scoprì il Nerve growth factor (NGF) o fattore di crescita nervoso. E’ un ''meraviglioso'' tuttofare, cioè una proteina segnale, che ha il compito di indirizzare e regolare la crescita dei neuroni del cervello dei vertebrati. 

Rita Levi Montalcini, il prof. Hamburger insieme alla loro equipe, svolgevano i loro studi sui polli, il cui sistema nervoso si avvicina a quello umano. Per caso, trapiantando alcune cellule tumorali di topo in un embrione di pollo, l’équipe aveva scoperto che alcuni giorni dopo nel tessuto di pollo si erano sviluppate fibre nevose. 

Nel 1986 grazie alla scoperta dell'NGF, Rita Levi Montalcini vinse il Premio Nobel per la Medicina insieme al suo allievo biochimico Stanley Cohen.

Nella motivazione del premio si legge: “La scoperta dell'NGF all'inizio degli anni '50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e dei tessuti dell'organismo, ma dopo la scoperta è cambiato tutto.” 

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Nel 1992 fu creata la Fondazione Rita Levi Montalcini Onlus, con lo scopo di sostenere lo studio delle donne africane. 

Il 1º agosto 2001 Rita Levi Montalcini fu nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale."

Nel 2005 Rita Levi Montalcini creò la Fondazione EBRI, con l'obiettivo di stabilire collaborazioni con i migliori ricercatori in Europa studiando il funzionamento del cervello in tutti i suoi aspetti. 

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La grande scienziata morì il 30 Dicembre 2012, all'età di 103 anni, nella sua abitazione romana. 

Ecco alcune frasi celebri celebri di Rita Levi Montalcini che ci hanno fatto riflettere.

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“Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di “mostrare” nulla, se non la loro intelligenza”.

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“Tutti dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire. Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi. Nel ragionamento del cervello c’è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni”.

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“Con l’istruzione si sconfigge l’ignoranza che è alle radici della povertà e della fame”.

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Una “grande donna”!

Caterina Canevari

Classe VA - Scuola Primaria di Bozzolo

DIRITTO ALLO STUDIO SECONDO LA LEGGE DEL CUORE E DELLO STATO

“Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore, uniche coloro che usano entrambe”

Rita Levi Montalcini

Cari lettori, quando leggerete questo articolo di Primo Levi rimarrete esterrefatti.

Sono le parole di un grande amico di Rita Levi Montalcini e sono riflessioni arricchite da citazioni della grande scienziata. 

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“Nessuno di noi ha mai conosciuto una donna di giovane età che va contro tutti, persino contro i propri genitori, per poter studiare ed imparare un mestiere molto impegnativo, che possa aiutare la gente. Oggi noi, in realtà, non abbiamo molta voglia di studiare intensamente, perché preferiamo utilizzare alcune ore della nostra giornata per divertirci con gli amici e pensare ad altro. Spesso ci basta qualche ora di lezione a scuola, per “fonderci il cervello.” Beh, io la conoscevo; era una grande donna e una grande scienziata che fece di tutto per riuscire a studiare medicina e diventare una grande ricercatrice. Nonostante il padre avesse un grande rispetto per le donne, pensava che una loro carriera professionale avrebbe potuto interferire con quelli che erano, all’epoca, lavori destinati solo ed esclusivamente alle donne, ovvero i lavori domestici e/o quelli dedicati alle cure familiari: per tale motivo decise che Rita e le sue sorelle, Paola ed Anna, non avrebbero continuato gli studi e, quindi, non si sarebbero iscritte all’Università. Tuttavia, all’età di venti anni, Rita Levi Montalcini si rese conto che l’immagine di donna avuta dal padre non le si addiceva, e così gli chiese il permesso di tentare una carriera professionale: in poco tempo riuscì a terminare gli studi superiori e ad iscriversi alla facoltà di Medicina, presso l’Università di Torino”. 

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“Alla mia scelta di voler studiare mio padre obiettava che per una donna non era necessario essere un professore, ma io mi sono opposta, volevo essere libera della mia scelta”. Rita Levi Montalcini 

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“Prima, però, dovette lottare anche contro le leggi razziali che non permettevano agli Ebrei, cioè la razza inferiore, di frequentare le scuole; perciò si dovette costruire un laboratorio nella sua camera, dove proseguire gli studi. 

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“Le leggi razziali di Mussolini mi hanno costretta a lavorare in camera da letto, ma le ricerche cominciate allora mi hanno portata al Nobel”. Rita Levi Montalcini

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Mentre frequentava l’università, Rita conobbe la prima persona che successivamente la sostenne nei suoi studi; il suo maestro di anatomia Giuseppe Levi, da cui imparò a condurre la ricerca sulle basi della conoscenza e non dell’invenzione. 

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“Tutti noi eravamo colpiti dal rigore assoluto al quale era improntata la personalità di Levi e il suo modo di condurre la ricerca sulle basi delle conoscenze e non di invenzioni. Non abbiamo seguito i suoi campi di studi, ma come lui abbiamo sempre affrontato la ricerca con grande rigore ed entusiasmo”. Rita Levi Montalcini

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Nonostante la sua età Rita Levi Montalcini compiva le stesse azioni e le stesse operazioni di quando era giovane senza la minima fatica. 

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“Ho cento anni e ritengo di lavorare con più intensità anche a livello sociale”. Rita Levi Montalcini

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Oggi Rita non c’è più, ma è stata e sarà sempre un punto di riferimento per molti scienziati, donne e giovani in Italia e nel mondo. Lei, infatti, si è impegnata ad eliminare l’analfabetismo anche nel continente africano dove grazie alla sua fondazione è riuscita ad assegnare 7000 borse di studio per sostenere l’istruzione delle bambine dalla Scuola Media all’Università. 

Tutto questo ci dimostra che lo studio e l’istruzione permettono di migliorare le condizioni di vita, e di svolgere un lavoro più soddisfacente. 

Inoltre agevola l'inserimento nella società e permette una maggior comprensione del mondo che ci circonda e delle esigenze proprie e altrui.

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Per questo motivo oggi la Costituzione Italiana afferma che l'istruzione è un diritto ed un obbligo per tutti noi ed è proprio la scuola dell'obbligo, che noi  stiamo frequentando, a garantirci l'istruzione adeguata, gratuita e assicurata dallo stato. 

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Per questo io consiglio a tutti voi di proseguire gli studi con passione e professionalità e di continuare a lottare in quello che credete. 

Non vi abbattete alle prime difficoltà anche quando vi sembra che tutto vada male e sia contro di voi; in questi casi pensate a Rita Levi Montalcini ed ai suoi innumerevoli sforzi e vedrete che vi sentirete meglio. La grande scienziata che avete conosciuto diceva:

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“Dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona”.

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Con la nostra insegnante abbiamo fatto un “viaggio” nella nostra Costituzione italiana che prevede i seguenti articoli relativi all’istruzione:

 

Articolo 30:

  • E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli.

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Articolo 33:

  • L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

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Articolo 34:

  • La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno dirittodi raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

 

Abbiamo anche conosciuto la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia che è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 a New York. 

 

Articolo 31:

  • 1. Gli stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. 

  • 2. Gli stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

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L’istruzione è un diritto e un dovere di tutti i bambini.

Giacomo e Niccolò Tarana

Classe VA Scuola Primaria di Bozzolo

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